Oriundi argentini e Nazionale, una storia che parte da lontano

 

L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Mateo Retegui, che ora è diventato parte del gruppo che si sta giocando l’Europeo con l’Italia di Spalletti. Il centravanti argentino del Genoa, infatti, è l’oriundo numero 50 in tutta la storia della Nazionale italiana. E, adesso, potrebbe senz’altro scrivere la storia, provando a lasciare il suo timbro in un’estate che tutti i tifosi sognano possa diventare magica come quella di qualche anno fa. Ripercorrere il tragitto che portò Bonucci e gli altri ad alzare la coppa a Wembley, però, è molto complicato e lo sanno anche gli appassionati di scommesse. Le quote dell’Italia sono piuttosto alte, perché i bookmakers non credono che la Nazionale di Spalletti possa trionfare. Anche sui migliori portali dedicati all’intrattenimento online, in cui è facile rinvenire, oltre alle scommesse, giochi di ogni tipo come le slot online Italia, le quote degli azzurri rendono perfettamente l’idea di come l’Italia non sia certo tra le favorite per la vittoria di questo Europeo.

Quelli che hanno detto sì all’Italia

Vi ricordate di Julio Libonatti? Molto difficile per i più giovani che stanno leggendo, dal momento che stiamo parlando di un forte giocatore che ha dato il meglio nel corso degli anni Venti e Trenta. Julio è stato un talento davvero precoce, nato da genitori italiani che sono emigrati per motivi di lavoro in Argentina. Il debutto di Libonatti con la maglia della Nazionale Albiceleste è molto precoce, visto che con l’Argentina gioca la Coppa America del 1921. Poi, dopo il tesseramento con il Torino quattro anni più tardi, il doppio passaporto diventa lo strumento con cui convocarlo anche in maglia azzurra. Libonatti dice di sì e con la maglia dell’Italia lascia il segno mostrando tutte le sue doti da goleador vero, dato che segna 15 reti in 17 presenze.

Storia molto simile anche per Renato Cesarini, che nacque a Senigallia, ma crebbe in quel di Buenos Aires. Cesarini diventò uno dei punti inamovibili della mitica Juventus del quinquennio. L’esordio da giovanissimo con la maglia dell’Albiceleste non gli preclude il futuro in azzurro, con la convocazione con l’Italia che arriva proprio negli anni in cui veste bianconero. Con la maglia azzurra segnerà 3 reti in 11 presenze. E uno di quei gol lo fece entrare nella storia del calcio. Sì, dal momento che la rete contro l’Ungheria a pochi istanti dal termine in un match della Coppa Internazionale portò a ribattezzare gli ultimi minuti delle gare come “zona Cesarini”.

Mauro German Camoranesi è uno degli oriundi azzurri di maggior successo. Non c’è dubbio, dal momento che con la Nazionale vinse il Mondiale nel 2006, in un percorso che rimarrà nella storia degli azzurri. Pilastro del centrocampo della Juventus, con Marcello Lippi ha trovato la sua massima espressione calcistica, con l’allenatore viareggino che ne ha saputo sempre esaltare le qualità, trovandogli la giusta collocazione in campo e lasciandolo libero di esprimere tutto il suo talento.

Camoranesi è un italo-argentino di terza generazione, visto che il suo legame con il Bel Paese risale a un bisnonno che emigrò da Porto Potenza Picena, in provincia di Macerata, verso la fine dell’Ottocento. L’esordio di Camoranesi con l’Italia avviene nel 2003, dopo che più di una volta l’Albiceleste gli aveva chiuso le porte in faccia. Se l’Europeo del 2004 non è particolarmente fortunato, il Mondiale del 2006 lo fa entrare di diritto nella storia della Nazionale italiana, visto che è pure tra i top 50 con più presenze con la maglia azzurra.

Quelli che hanno rifiutato la maglia azzurra

I no eccellenti alla maglia azzurra sono piuttosto recenti. Basti pensare alla decisione di Mauro Icardi, ex bomber dell’Inter nato a Rosario, ma passaportato italiano per le origini piemontesi del nonno. Stesso discorso per Paulo Dybala, che rifiutò la chiamata di Antonio Conte dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana ai tempi del Palermo. Idem per Luciano Vietto, in possesso del doppio passaporto e chiamato da Giampiero Ventura durante il suo trascorso sulla panchina della Nazionale. In passato, invece, qualche oriundo fece il percorso inverso, come Enrique Guaita e Raimundo Orsi, indossando prima la casacca azzurra e poi quella dell’Argentina.