In questi giorni, in Argentina, si stanno vivendo momenti di panico, dolore, paura e preoccupazione sulle sorti del sottomarino San Juan di cui non si sa più nulla dal 15 novembre. Il sottomarino, con 44 persone a bordo, era partito da Ushuaia, nell’estremo sud del paese, e doveva raggiungere la base navale di Mar del Plata. L’ultimo messaggio è arrivato quando si trovava a 430 chilometri al largo della costa, e poi più nulla. Sabato, dalle 9 del mattino alle 3 del pomeriggio sono stati registrati 7 tentativi di chiamate satellitari, ma la Marina Militare ha dichiarato che non erano provenienti dal sottomarino.
Le famiglie degli occupanti del sottomarino hanno chiesto di fornire maggior informazioni sulla situazione. Alla ricerca del sottomarino ci sono tredici navi e sei aerei ma le ricerche sono complicate anche a causa del maltempo. Quello che non si riesce a comprendere è l’assoluta mancanza di dati: non si sa neppure se il sommergibile sia affondato o se si trova in superficie. Alla ricerca del mezzo stanno collaborando anche la Nasa, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Cile.
Il sottomarino è stato acquistato dalla Germania ed è stato prodotto nel 1983 ed è il più recente dei tre sottomarini in possesso della Marina Militare Argentina. Proprio ieri è stato pubblicato da una televisione argentina, il testo integrale dell’ultima comunicazione del San Juan. Testo che riduce drasticamente la speranza di ritrovare vivo l’equipaggio. Infiltrazioni di acqua, batterie in avaria e un corto circuito che ha dato inizio ad un incendio, sono i dati contenuti nel messaggio.
I famigliari avvolti nel dolore, dell’incredulità e nell’incertezza per la mancanza di informazioni certe, sono distrutti, ma hanno deciso di costituirsi parte civile proprio per questa mancanza di considerazione e rispetto da parte delle alte cariche. Questo silenzio gli ha straziato i cuori ancora più dell’attesa.