Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, tanti piemontesi hanno raggiunto l’Argentina in cerca di una vita migliore e uno degli esponenti più attuali e importanti di questa diaspora è sicuramente Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco.
Dall’Italia all’Argentina e ritorno
Tanti italiani, a cavallo di XIX e XX secolo hanno cercato fortuna in Argentina, ma non solo. Anche Uruguay e Brasile hanno visto arrivare tanti nostri connazionali. La storia della famiglia del pontefice non è diversa da tante altre. Il padre Mario, ferroviere, era originario di Portacomaro, in provincia di Asti. Emigrato in Argentina a 20 anni, ha sposato Regina Sivori. Da questa unione, a Buenos Aires, è nato, nel 1936, Papa Bergoglio.
Non sono diventati tutti Papa, è vero, ma la maggior parte hanno trovato la possibilità di crearsi un futuro dignitoso. I “Piemunteis ch’a travajo fora d’Italia” per fuggire alla povertà erano veramente numerosi e a spiegarci l’enormità di questo fenomeno, sono alcune cifre emblematiche. Nel 1895, a Buenos Aires, su 663.864 abitanti, 181.361 erano italiani e l’805 dei commercianti e il 70% degli impiegati erano sempre connazionali.
Cosa portarono gli italiani in Argentina?
Sicuramente tutta la loro conoscenza. A spiegarci chi emigrava è Flavia Cristaldi, docente di geografia delle migrazioni all’Università della Sapienza: «A quell’epoca si emigrava soprattutto dal Nord d’Italia: veneti, piemontesi, liguri. Dal Sud emigravano in misura minore, diciamo che il sorpasso da parte del Meridione è avvenuto dopo la Prima guerra mondiale, o anche successivamente».
Quali erano i mestieri che avevano portato con sé questi migranti? “Esperti nella coltivazione della vite, venivano impiegati in questo tipo di attività. Si portavano le talee di vite per coltivare in quei territori le tipologie che già conoscevano. Alcuni facevano un buco nella patata, inserivano la talea, la mettevano dentro un baule (al buio) e poi se la portavano dall’altra parte dell’Oceano». Non solo viticoltori, ma anche abili artigiani che costruivano mobili, infissi di ogni genere, abili scalpellini, agricoltori ecc. Proprio per questo l’Argentina li vide come una ricchezza, anche se l’inizio fu molto duro.